mercoledì 30 maggio 2018

Piero Calamandrei: Certo, a voler preparare a guisa di esercitazione scolastica uno schema ideale di Costituzione che si limiti a determinare i fini e non badi ai mezzi...

Dal Web
Certo, a voler preparare a guisa di esercitazione scolastica uno schema ideale di Costituzione che si limiti a determinare i fini e non badi ai mezzi, non sarà difficile formulare un elenco di «diritti sociali» che sembri rispondente alle più spinte esigenze di giustizia: diritto al lavoro, diritto alla casa, diritto all’assistenza contro la invalidità e la vecchiaia, diritto al riposo, diritto all’istruzione gratuita fino ai più alti gradi, secondo le attitudini di ciascuno; e così via.
Ma il problema vero non è quello della enumerazione di questi diritti: il problema vero è quello di predisporre i mezzi pratici per soddisfarli, di trovare il sistema economico che permetta di soddisfarli. Questo è, in tanta miseria che ci attornia, l’interrogativo tragico della ricostruzione sociale e politica italiana.

Da:”Lo stato siamo noi”, di Piero Calamandrei

domenica 27 maggio 2018

Irène Némirovsky: Gli uomini non valgono un granché, e la sconfitta risveglia in loro il lato peggiore.

Caspar David Friedrich
Gli uomini non valgono un granché, e la sconfitta risveglia in loro il lato peggiore.

Da “Suite francese”, di Irène Némirovsky

Agostino d'Ippona: E tutte queste operazioni io le eseguo al mio interno, nella corte grandiosa della mia memoria...

Tony Luciani
E tutte queste operazioni io le eseguo al mio interno, nella corte grandiosa della mia memoria. Lì cielo e terra e mare restano a mia disposizione, con tutto ciò di cui sono riuscito ad avvertire l'esistenza - tranne quello che ho dimenticato. Là incontro anche me stesso e mi vedo rivivere nelle mie azioni, nel tempo e nel luogo e nello stato d'animo in cui le ho compiute. Là c'è tutto quello che ricordo d'aver vissuto o creduto. Da questa ricca provvista, cioè, mi vengono le immagini non solo di cose incontrate nell'esperienza, ma anche di cose semplicemente credute sulla base di queste: immagini via via sempre nuove che io vado tessendo a quelle passate, così che ne emerga anche la trama del futuro: azioni eventi e speranze. E tutto questo è come se mi fosse presente, durante la mia meditazione. "Farò questo e quello" dico fra me nel vastissimo grembo della mia mente, folto di immagini di tante e così grandi cose, e questo e quello si compie.

In: "Confessioni (Libro X, Meditazione sulla memoria, 14., pag. 151)", di Agostino d'Ippona

Antonio Gramsci: Cosa significa dire che una certa azione, un certo modo di vivere, un certo atteggiamento o costume sono «naturali» o che essi invece sono «contro natura»?

Tony Luciani
Cosa significa dire che una certa azione, un certo modo di vivere, un certo atteggiamento o costume sono «naturali» o che essi invece sono «contro natura»? Ognuno, nel suo intimo, crede di sapere esattamente cosa ciò significhi, ma se si domanda una risposta esplicita e motivata si vede che la cosa non è poi così facile come poteva sembrare. Occorre intanto fissare che non si può parlare di «natura» come di alcunché di fisso, immutabile e oggettivo. Ci si accorge che quasi sempre «naturale» significa «giusto e normale» secondo la nostra attuale coscienza storica, ma i più non hanno coscienza di questa attualità determinata storicamente e ritengono il loro modo di pensare eterno e immutabile.

In: “Quaderni dal Carcere (Q16 §12 Naturale, contro natura, artificiale, ecc.)”, di Antonio Gramsci

Arturo Graf: Nasce il culto e il fanatismo delle maggioranze.

Eduardo Gageiro
Ora, questa nostra civiltà quasi più non consente che gli uomini crescano interi e si serbino interi. Voi, di regola, non incontrerete se non frammenti d'uomini. [...]
Che può avvenir del carattere? Voi lo vedete, e più lo vedrete. Il carattere si disgrega e si sgretola, la volontà si fa ambigua e pusillanime. Il compromesso e la transazione formano la trama della vita e il fondo delle coscienze. Si vive di ripieghi e di espedienti. Non si sa più ne resistere, ne correggere, ne imporre, ne frenare, ne dire con chiarezza, con risolutezza, si e no. Un uomo politico porrà tutto il suo orgoglio nel non avere convincimenti propri, ne propria persona morale, e nel trasformarsi a norma delle occorrenze e seguitar la corrente; un letterato, nel non avere altri gusti che quelli imposti o consentiti dal pubblico.
Nasce il culto e il fanatismo delle maggioranze.

In: “ Ecce Homo (Prefazione: ad alcuni giovanissimi XXIV)”, di Arturo Graf

sabato 26 maggio 2018

Oswald Spengler: Il considerare il mondo non più da un’altezza, come fecero Eschilo, Platone, Dante, Goethe...

Caspar David Friedrich
Il considerare il mondo non più da un’altezza, come fecero Eschilo, Platone, Dante, Goethe, ma secondo la visuale del bisogno quotidiano e della realtà più urgente: ecco ciò che io chiamo la prospettiva della vita da rana che si sostituisce a quella dell’aquila.

In: "Il tramonto dell’Occidente", di Oswald Spengler

José Ortega Y Gasset: Civiltà vuol dire, innanzi tutto, volontà di convivenza...

Dorothea Lange
Civiltà vuol dire, innanzi tutto, volontà di convivenza. Si è incivili e barbari nella misura in cui non ci si sente in rapporto con gli altri. La «barbarie» è soprattutto tendenza alla dissociazione. E così tutte le epoche barbare hanno sempre portato a una dissipazione umana, a un pullulare di gruppi ridottissimi e tra loro separati e ostili.

In: “La ribellione delle masse (pag. 104)”, di José Ortega Y Gasset