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Il desiderio è, per sua natura, dolore: il conseguimento genera tosto sazietà: la mèta era solo apparente: il possesso disperde l'attrazione: in nuova forma si ripresenta il desiderio, il dolore: altrimenti, segue monotonia, vuoto, noia, contro cui è la battaglia altrettanto tormentosa quanto contro il bisogno.
In: “ Il mondo come volontà e rappresentazione (Tomo II - Libro quarto - pag. 247-248)” di Arthur Schopenhauer
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