Benchè l'onda delle parole ci sovrasti sempre,
le nostre profondità sono sempre silenti.
In: "Sabbia e schiuma", di Kahlil Gibran
domenica 30 luglio 2017
Immanuel Kant: Se, dunque, in un essere dotato di ragione e volontà l'effettivo scopo della natura fosse la sua "conservazione", il suo "benessere" - in una parola, la sua "felicità"...
Alphonse Osbert |
Se, dunque, in un essere dotato di ragione e volontà l'effettivo scopo della natura fosse la sua "conservazione", il suo "benessere" - in una parola, la sua "felicità" -, la natura avrebbe preso per questo molto male le sue misure, affidando alla ragione il compito di eseguire codesta intenzione. Infatti tutte le operazioni dirette a quel fine, e tutta la regola del suo comportamento sarebbero indicate a quell'essere molto più precisamente dal suo istinto.
In: "Fondazione della metafisica dei costumi (pag.59)" di Immanuel Kant
In: "Fondazione della metafisica dei costumi (pag.59)" di Immanuel Kant
sabato 29 luglio 2017
Borìs Pasternàk: Sin dall'infanzia Jurij Andrèevich amava i boschi al crepuscolo...
Sören Kierkegaard: nello scegliere non importa tanto lo scegliere giusto quanto l'energia, la serietà ed il pathos col quale si sceglie...
venerdì 28 luglio 2017
Immanuel Kant: L'imperativo pratico sarà, dunque, il seguente: agisci in modo da considerare l'umanità...
Gregory Colbert |
In: "Fondazione della metafisica dei costumi (pag.143-145)"di Immanuel Kant
Hannah Arendt: L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri...
Gregory Colbert |
In: "Tra passato e futuro (Pag. 247)", di Hannah Arendt
domenica 23 luglio 2017
Etty Hillesum: Se anche il più piccolo dettaglio nella tua vita quotidiana non aspira a raggiungere l’armonia...
José Ortega y Gasset: Gli antichi, che proiettavano in forme corporee e viventi le sagome delle loro emozioni, popolarono le selve di ninfe fuggitive...
John William Waterhouse |
In: “Meditazioni del Chisciotte” di José Ortega y Gasset
Ignazio Silone: Nel catechismo, che da ragazzo mi hanno fatto imparare a memoria, stava scritto...
Giotto |
Non c'era scritto, curare gli infermi che la pensano come te.
In: "Vino e pane", di Ignazio Silone
Federico Caffè: Così, oggi, ci si trastulla nominalisticamente nella ricerca di un «nuovo modello di sviluppo»...
Giorgio De Chirico |
In: "Contro gli incappucciati della finanza", di Federico Caffè
martedì 18 luglio 2017
Ignazio Silone: Com'è miserabile un'intelligenza che non serve che a fabbricare alibi...
domenica 16 luglio 2017
Italo Calvino: Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.
Hannah Arendt: Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto...
Robert Walser: Che terribile sogno ho fatto qualche giorno fa. Ero diventato un uomo tremendamente cattivo, per quale ragione poi non riuscivo a spiegarmelo...
Ben Goossens |
Entrò un vecchio, scusate, volevo dire strisciò dentro un vecchio: era la saggezza della vita, e si avvicino carponi ai miei stivali per baciarli. E io permisi a quell'essere avvilito una tale azione. Pensate: questo principio nobile ed egregio fra tutti, l'esperienza, veniva a leccarmi i piedi. E questo che io chiamo ricchezza.
E poiché Così mi piaceva, suonai di nuovo, spinto da non so più qual prurito di maliziosi diversivi, ed ecco apparire una tenera fanciulletta, un vero bocconcino per uno scostumato della mia fatta. Candore infantile, tale era il suo nome, sogguardando furtivamente la frusta posata accanto a me, cominciò a darmi dei baci che mi ringalluzzivano in misura incredibile. Paura e precoce depravazione trasparivano dai suoi begli occhi di cerbiatta.
Quando ne ebbi abbastanza, suonai di nuovo e comparve un bel giovanotto snello ma povero: la serietà della vita. Era uno dei miei lacche: aggrottando la fronte gli ordinai di farmi entrare quel coso, come diavolo si chiamava, ma si, la voglia di lavorare.
Di li a poco entra lo zelo e io mi presi il gusto di assestare a quell'uomo integro, a quel lavoratore dalla magnifica corporatura, una frustata schioccante nel bel mezzo del viso in placida attesa, e giù a ridere a crepapelle; e lui, il fervore stesso, la titanica energia creatrice, lo sopportava di buon grado. Poi invece, con un pigro cenno di magnanimità, lo convitai a un bicchier di vino, e quel povero idiota tracannò il nappo della vergogna. «Va', datti da fare . per me » gli dissi, e lui se ne andò.
Entrò allora piangendo la virtù, in sembiante femmineo di tale bellezza da sopraffare qualsiasi cuore non del tutto raggelato. Me la presi sulle ginocchia e mi buttai a fare follie con lei.
Dopo che l'ebbi depredata del suo tesoro ineffabile, l'ideale, la scacciai con scherno, ed ecco, a un mio fischio, apparire Dio in persona. «Come, anche tu? » gridai, e mi destai grondante sudore: ma come ero felice che si trattasse solo di un brutto sogno!
Dio mio, ancora posso sperare di diventare un giorno qualcosa.
Ma davvero, nel sogno tutto sfiora il limite della follia.
In:"Jakob von Gunten", di Robert Walser
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