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Palazzo della Civiltà Italiana (Dal web) |
Invece della squallida imagine di una storia mondiale lineare, cui ci si può tenere solo se si chiudono gli occhi dinanzi alla massa schiacciante dei fatti, io vedo una molteplicità di civiltà possenti, scaturite con una forza elementare dal grembo di un loro paesaggio materno, al quale ciascuna resta rigorosamente connessa in tutto il suo sviluppo: civiltà, che imprimono ciascuna la propria forma all’umanità, loro materia, e che hanno ciascuna una propria idea e delle proprie passioni, una propria vita, un proprio volere e sentire, una propria morte. Qui vi sono colori, luci, movimenti che nessun occhio spirituale ha ancora scorti. Vi è una giovinezza e una senilità nelle civiltà, nei popoli, nelle lingue, nelle verità, negli dèi, nei paesaggi —come vi sono querce e pini, fiori, rami e foglie giovani e vecchi: mentre una « umanità » al singolare che via via s’invecchi, non esiste. Ogni civiltà ha proprie, originali possibilità di espressione che germinano, si maturano, declinano e poi irrimediabilmente scompaiono.
In: "Il tramonto dell’Occidente", di Oswald Spengler