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Masi Simonetti |
Ma se al tempo stesso non si restituisce ai cittadini un luogo di democrazia e di partecipazione, che dovrà essere per forza di dimensioni più ridotte, le grandi aggregazioni porteranno alla confusione. […] Oggi si vedono molti surrogati di piccole patrie, ad esempio la squadra di calcio, nella quale riconoscersi […]
Queste radici artificiali sono come di plastica, perdono presto il loro fascino, sono fonte di integralismo, che significa voler ricondurre tutta l’esistenza ad una dimensione. Oggi si critica molto chi cerca di rivendicare la propria identità regionale, lo si considera un troglodita, ma penso che sia sbagliato. Il non tener conto di questo bisogno di radici ha portato ad un enorme impoverimento. E soprattutto le persone più sradicate sono le più esposte al pericolo dell’integralismo. Avere quindi delle radici – se esse non diventano delle barriere contro gli altri – può avere dei risvolti positivi per l’equilibrio e per la capacità di essere persone complete e non dei mutilati che si attaccano alla prima protesi che trovano.
Da: “Il viaggiatore leggero - Scritti 1961-1995 (Conferenza e dibattito al Liceo Scientifico «Alvise Cornaro» di Padova, il 5 febbraio 1995.)”, di Alexander Langer
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