|
Helene Schjerfbeck |
Non c'è un progresso continuo e irreversibile in questa vita; noi non avanziamo secondo tappe prestabilite, per fermarci all'ultima... attraverso l'incantesimo inconsapevole dell'infanzia, la fede spensierata della fanciullezza, i dubbi dell'adolescenza (comune destino funesto), poi lo scetticismo, l'incredulità, per fermarci infine nella pace pensosa del «Se» dell'età adulta. Ma una volta che l'abbiamo percorso per intero, torniamo a calcare il cerchio; e siamo eternamente bambini, ragazzi e uomini, ed eternamente «Se». Dove si trova il porto finale, da cui non togliamo più gli ormeggi? In quale estatico etere naviga il mondo di cui i più stanchi non si stancheranno mai? Dove è nascosto il padre del trovatello? La nostra anima è come quegli orfani le cui madri nubili muoiono nel generarli; il segreto della nostra paternità giace nella loro tomba, e lì noi ammuffiamo, in attesa di conoscerlo.
In: "Moby Dick (Traduzione di Cesare Pavese - 114. Il doratore-)"; di Herman Melville
Nessun commento:
Posta un commento