Camille Claudel |
In questa situazione parlare ancora di libertà può apparire una bestemmia, un modo di nominare il nome di Dio invano; una parola troppo solenne per un mondo cosí dimesso e accontentabile, dove al posto dell’intelligenza personale c’è la ripetizione, l’imitazione, l’adattamento, l’accettazione incondizionata della logica del dominio. Il protagonista, se si può ancora adoperare questa parola d’altri tempi, della società dominata dall’industria culturale è il servo sublimato e soddisfatto, proprio il contrario del cittadino di Rousseau, che era «costretto ad essere libero».
Da:”Eguaglianza e libertà”, di Norberto Bobbio
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