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Christian Schloe |
Immobile giaceva la notte, irrigidita nelle sue forme vicine e lontane, rinchiusa in questo spazio, rinchiusa entro spazi sempre più vasti, protesa dall'immediatezza del mondo sensibile verso altre, successive immediatezze, al di là dei monti e dei mari, distesa in un fluttuare perenne fino alle irraggiungibili cupole del sogno; ma questo fluttuare che scaturiva dal cuore e si perdeva come una marea sino ai confini della cupola per ritornare nella dimora del cuore, in sé accoglieva, onda per onda, la nostalgia, dissolvendo la stessa nostalgia della nostalgia, fermando la materna cuna del suo originario principio, la materna cuna delle stelle che oscillava nel crepuscolo.
In: La Morte di Virgilio (Acqua- l’arrivo - pag. 105), di Hermann Broch
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