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Salvador Dalì |
Chi, quindi, potresti ritenere superiore a colui che ha pie credenze nei riguardi degli dèi, non nutre alcun timore nei riguardi della morte, sa comprendere che cosa sia veramente il bene secondo natura, e sa che il sommo dei beni è facilmente raggiungibile e facile a conseguirsi, mentre il sommo dei mali ha breve durata o intensità lieve; colui che deride quel 〈destino〉 da alcuni addotto come supremo potere, 〈e afferma che alcune cose avvengono per necessità〉, altre per sorte, altre per nostra azione e che vede bene come la necessità sia irresponsabile, la sorte instabile, il nostro arbitrio libero, sì che ad esso consegue naturalmente lode o biasimo?
E in verità sarebbe stato meglio credere ai miti sugli dèi che non rendersi schiavi di quel fato che predicano i fisici...
In: "Lettera sulla Felicità (Epistola III, a Meneceo § 133-134)" di Epicuro
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