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Se l’inferno dei sentimenti avesse per lo meno un suo ordine; se punizioni e luoghi fossero per lo meno stabiliti, se si fosse certi che una certa cosa conduce a una certa altra, che una cosa si fonda su un’altra; ma nell’inferno dei sentimenti tutto è impreciso: è un inferno che non ha confini, i suoi sentieri sono illusori, tutto è in mutamento incessante, in ogni dimensione, e tuttavia non è un caos; è un inferno pieno di immagini, dove ne vengono consegnate sempre di nuove, senza che le vecchie ne siano mai dimesse..
In: “La provincia dell’uomo - 1946 - pag. 116 - Traduzione di Furio Jesi - Adelphi Edizione S.p.A. – 1978 - ”, di Elias Canetti
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