[…] Zeus: - Mi pare d'aver trovato un rimedio, perché gli uomini possano continuare ad esistere e nello stesso tempo, divenuti più deboli, cessino dalla loro oltracotanza. Ora, ecco, li spaccherò ciascuno in due, e così essi diverranno tanto più deboli quanto più utili a noi[…] Detto questo, si mise a tagliare in due gli uomini, come quelli che spaccano le sorbe per metterle in conserva, o le uova con un crine […] Ma quando l'organismo umano fu così diviso in due, ciascuna metà, desiderando l'altra, le andava incontro; e gettandosi le braccia al collo, e avviticchiandosi insieme per la brama di connaturarsi di nuovo, morivano di fame e d'accidia, non volendo far nulla l'una senza l'altra. E quando una delle metà moriva e l'altra restava in vita, quella rimasta ne cercava un'altra e le si avvinghiava, sia che le capitasse la metà d'una donna intera - quella, cioè, che ora si chiama una donna - sia che s'imbattesse in quella d'un uomo, e così perivano. […] Da così lungo tempo, quindi, è innato negli uomini l'amore reciproco, che riconduce verso l'antico stato, tendendo a fare, di due esseri, uno solo, e a ricostituir sana l'umana natura.
In: “ Opere complete Vol. III. - Simposio – XV - - Traduzione di A. Zadro, P. Pucci - Edizione: 2003 - Biblioteca Universale Laterza - “, di Platone
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