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Joseph Wright |
Questa fiducia nel potere salvifico dell’intelligenza e della conoscenza, secondo la quale basterebbe capire il male e il dolore per superarli e per sottrarsi alla loro morsa, era già improbabile all’epoca di Flaubert e forse è stata sempre ingannevole e precaria, anche nelle stagioni di sicura e solida classicità, quando pareva che lo sguardo acuto e disincantato, rivolto dall’alto al labirinto delle passioni, offrisse la garanzia di non restarvi invischiato. Chi sa, è buono e felice, pensava Socrate; anche Freud, uno degli ultimi spiriti socratici della nostra civiltà, riteneva che capire le origini e i motivi dei propri mali significasse già la loro guarigione e ne dava esempio con la sua stessa vita, dominando e contenendo i demoni che scopriva dentro di sé.
Da: "Itaca e oltre", di Claudio Magris
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