Dunque tu sei prigioniero di quello che hai fatto, della forma che quel fatto ti ha dato. Doveri, responsabilità, una sequela di conseguenze, spire, tentacoli che t'avviluppano e non ti lasciano più respirare.
Da: “Quaderni di Serafino Gubbio operatore ( Quaderno quarto - cap. III)”, di Luigi Pirandello
Forse che l'osservazione e il godimento accurato di ciò che è nobile e bello non deve rendermi bello e nobile? Comunque sia, mi immaginavo andasse così e giravo per la regione come un' sognatore e un poeta. La Natura, incantevole poetessa, componeva poesie sempre più grandi e più belle; e mentre stavo lì o passeggiavo in silenzio era come se passeggiassi o andassi per diporto in una poesia, in un sogno profondo, solare, verde e dorato, ed ero felice.
In: “ Il Mio Monte ( I Monti pag. 15 )”, di Robert Walser
Per noi il sangue è il simbolo del vivente. Esso circola nel corpo senza sosta dalla generazione fino alla morte, fluisce dal corpo della madre in quello del bambino, scorre in noi sia nello stato di veglia che nello stato di sonno, senza conoscere arresto. Il sangue degli antenati scorre attraverso la catena delle generazioni connettendole in una grande unità di destino, di ritmo, di durata.
In: "Il tramonto dell’Occidente", di Oswald Spengler
L’ambiente ineducato e rozzo ha dominato l’educatore, il volgare senso comune si è imposto alla scienza e non viceversa; se l’ambiente è l’educatore, esso deve essere educato a sua volta ...
In: “Quaderni dal Carcere (Q11 §22 Quistioni generali)”, di Antonio Gramsci
[...] non credo ai miracoli, alle improvvisazioni letterarie: credo al lavoro, alla dura fatica di lima e di scalpello, alla lotta continua, sanguinosa, contro se stessi, contro i propri «cancri» giovanili, contro l’enfasi, contro l’involuzione, contro l’eccessivo lirismo.
In: "Ti scrivo dal mio vecchio tavolo", di Antonia Pozzi
[...] come spirito libero sono nato dal principio fondamentale della contraddizione, nato per il fatto di aver scelto me stesso. Chi sceglie se stesso scopre che quell'io che egli sceglie ha una infinita molteplicità in sé.
Ma in qual modo coltivare la libertà per mezzo dell’autorità? Bisogna che io avvezzi il mio allievo a soffrire che la sua libertà venga sottoposta all’autorità altrui, e che in pari tempo io gl’insegni a far retto uso della sua libertà. Senza questa condizione, in lui non vi sarebbe altro che puro meccanismo; l’uomo sfornito di vera educazione non sa far uso della sua libertà.