domenica 29 aprile 2018

Kahlil Gibran: Il sapere nutre il seme, ma non ha seme da offrirti.

Antonello Da Messina
Il sapere nutre il seme, ma non ha seme da offrirti.

Da:"Specchi dell'Anima (Una manciata di sabbia)", di Kahlil Gibran

sabato 28 aprile 2018

Antonio Gramsci : Ciò che colpisce è questo: come un punto di vista critico che richiede il massimo di intelligenza, di spregiudicatezza, di freschezza mentale e di inventività scientifica sia divenuto il monopolio di biascicazione di cervelli ristretti e meschini...

Fergus Bourke
Ciò che colpisce è questo: come un punto di vista critico che richiede il massimo di intelligenza, di spregiudicatezza, di freschezza mentale e di inventività scientifica sia divenuto il monopolio di biascicazione di cervelli ristretti e meschini, che solo per la posizione dogmatica riescono a mantenere una posizione non nella scienza, ma nella bibliografia marginale della scienza. Una forma di pensare ossificata è il pericolo più grande in queste quistioni: è da preferire una certa sbrigliatezza disordinata alla difesa filistea delle posizioni culturali costituite.

In: “Quaderni dal Carcere (Q15 §45 relle di economia (cfr p. 26))”, di Antonio Gramsci

Rainer Maria Rilke: Non vi osservate troppo. Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade; lasciate che semplicemente vi accada...

Pepi Merisio
Non vi osservate troppo. Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade; lasciate che semplicemente vi accada. O troppo facilmente arriverete a guardare con risentimento (cioè: moralmente) il vostro passato, che naturalmente è compartecipe a tutto quello che ora vi accade. Ciò che in voi opera ancora degli errori, desideri e brame della vostra fanciullezza, non è però quello che ricordate e giudicaste. Le straordinarie condizioni di un’infanzia solitaria e inerme sono così difficili, così complicate, abbandonate a tante influenze e nello stesso tempo così sciolte da tutte le reali connessioni della vita, che dove un vizio entra in essa, non lo si può senz’altro chiamare vizio. [...]
E se vi debbo dire ancora una cosa, è questa: non crediate che colui, che tenta di confortarvi, viva senza fatica in mezzo alle parole semplici e calme, che qualche volta vi fanno bene. La sua vita reca molta fatica e tristezza e resta lontana dietro a loro. Ma, fosse altrimenti, egli non avrebbe potuto trovare quelle parole.

In: “Lettere ad un giovane poeta Lettere a una giovane signora su Dio (Borgeby gård, Flädie (Svezia), 12 agosto 1904)”, di Rainer Maria Rilke

mercoledì 25 aprile 2018

Simone Weil : In generale, da ciechi quali siamo, attualmente possiamo solo scegliere tra la capitolazione e l’avventura.

Dal Web
Quanto al riformismo, il principio del minor male che ne costituisce il fondamento è certo del tutto ragionevole, sebbene screditato da quanti ne hanno fin qui fatto uso; del resto, se finora è servito solo come pretesto per capitolare, non lo si deve alla viltà di qualche capo, ma a un’ignoranza purtroppo comune a tutti; perché, fin quando non si è definito il peggio e il meglio in funzione di un ideale chiaramente e concretamente concepito, e di conseguenza non si è determinato il margine esatto delle possibilità, non si sa qual è il male minore, e perciò si è costretti ad accettare sotto questo nome tutto ciò che impongono di fatto coloro che detengono la forza, perché qualsiasi male reale è sempre minore rispetto ai mali possibili che un’azione non calcolata rischia sempre di provocare.
In generale, da ciechi quali siamo, attualmente possiamo solo scegliere tra la capitolazione e l’avventura.

Da: “Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale”, di Simone Weil

domenica 22 aprile 2018

Charles Baudelaire: Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi...

Pierre Auguste Renoire
Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi piega a terra, dovete ubriacarvi senza tregua.
Ma di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi.
E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l'ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno: «È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare».

In: “Lo Spleen di Parigi- XXXIII - Ubriacatevi-”, di Charles Baudelaire

José Saramago: Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono...

Gianni Berengo Gardin
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

Da:" Viaggio in portogallo", di José Saramago

Carlos Castaneda: Quando un uomo comincia a imparare, non sa mai con chiarezza quali sono i suoi obiettivi...

Ingmar Bergman (Il settimo sigillo)
Quando un uomo comincia a imparare, non sa mai con chiarezza quali sono i suoi obiettivi. Il suo scopo è imperfetto; il suo intento è vago. Spera in una ricompensa che non si concreterà mai, perché non sa nulla delle difficoltà dell’imparare.
“Comincia lentamente a imparare, dapprima a poco a poco, poi a grandi passi. E presto i suoi pensieri entrano in conflitto. Quello che impara non è mai quello che ha sperato o immaginato, e così incomincia ad aver paura. Imparare non è mai quello che ci si aspetta. Ogni passo dell’imparare è un compito nuovo, e la paura che l’uomo prova comincia a salire implacabilmente, inflessibilmente. Il suo scopo diventa un campo di battaglia. “E così si è imbattuto nel primo dei suoi nemici naturali: la Paura.


Da: “A scuola dallo stregone (Pag. 64 - Domenica, 15 aprile, 1962)”, di Carlos Castaneda