domenica 26 agosto 2018

Federico Caffè: Le difficoltà del presente non sono mai separabili da complesse responsabilità del passato...

Johannes Vermeer
Le difficoltà del presente non sono mai separabili da complesse responsabilità del passato e la ricerca del colpevole in via esclusiva o prevalente rientra nel folclore della caccia all’untore.

Tratto da: "Contro gli incappucciati della finanza", di Federico Caffè

sabato 25 agosto 2018

Marguerite Yourcenar: Il nostro presente è così ristretto che è bene aggiungervi il passato...


Catrin Welz Stein
Il nostro presente è così ristretto che è bene aggiungervi il passato, in mancanza dell'avvenire...

Da "Pellegrina e straniera (Pag. 47 - Improvvisazione su Innsbruck)" di Marguerite Yourcenar

Walter Benjamin: Proprio la commozione è quel passaggio in cui l’apparenza...

George Clausen
Proprio la commozione è quel passaggio in cui l’apparenza – l’apparenza della bellezza come sembiante di conciliazione – brilla ancora una volta con la massima dolcezza prima di scomparire.
Poiché le lacrime della commozione in cui l’istante si vela, sono anche il velo specifico della bellezza.

In: “Angelus Novus –Saggi e frammenti-“, di Walter Benjamin

Ludwig Wittgenstein: Il volto è l'anima del corpo.

George Clausen
Il volto è l'anima del corpo.

In: “Pensieri diversi (Circa 1932-34 - pag.53)”, di Ludwig Wittgenstein

Antonio Gramsci: Ogni popolo primitivo chiamava se stesso «uomo» o «uomini»...


Angiolo Tommasi
Ogni popolo primitivo chiamava se stesso «uomo» o «uomini», cioè la parola per indicare se stesso è la stessa che serve ad indicare l’«uomo», e gli altri popoli sono chiamati «muti» o «balbettanti» (barbari), in quanto non conoscono la «lingua degli uomini».

In: “Quaderni dal Carcere (Q7 §3 «Esperanto» filosofico e scientifico.)”, di Antonio Gramsci

venerdì 17 agosto 2018

Norberto Bobbio: Mi è accaduto spesso di dire che sarebbe piú corretto parlare, quando ci riferiamo a una democrazia, di sovranità dei cittadini che di sovranità popolare...

Saul Leiter
Mi è accaduto spesso di dire che sarebbe piú corretto parlare, quando ci riferiamo a una democrazia, di sovranità dei cittadini che di sovranità popolare. «Popolo» è un concetto ambiguo, di cui si sono servite anche tutte le dittature moderne. È un’astrazione talora ingannevole: quanta parte degli individui che vivono su un territorio il termine «popolo» comprenda non è chiaro. Le decisioni collettive non le prende il popolo, ma gli individui, tanti o pochi, che lo compongono. In una democrazia chi prende le decisioni collettive, direttamente o indirettamente, sono sempre e soltanto individui singoli nel momento in cui gettano la scheda nell’urna. Potrà sembrare ostico a chi non può pensare alla società se non come un organismo, ma, piaccia o non piaccia, la società democratica non è un corpo organico ma è una somma di individui. Se non fosse cosí, non avrebbe alcuna giustificazione il principio di maggioranza, che pure è la regola fondamentale di decisione democratica.

Da: “L’età dei diritti”, di Norberto Bobbio

Aldous Huxley: tre gradi di silenzio: silenzio della bocca, silenzio della mente e silenzio della volontà...

Caspar David Friedrich
Molinos (ed egli non fu indubbiamente il primo a usare questa classificazione) distingueva tre gradi di silenzio: silenzio della bocca, silenzio della mente e silenzio della volontà. Astenersi dalle chiacchiere oziose è difficile; frenare il farfugliare della memoria e dell’immaginazione è molto più difficile; più difficile di tutto è ridurre al silenzio le voci della bramosia e dell’avversione all’interno della volontà.

Da: “La Filosofia Perenne”, di Aldous Huxley

mercoledì 15 agosto 2018

Alain Deneault: La divisione e l’industrializzazione del lavoro – sia manuale che intellettuale – hanno abbondantemente contribuito all’avvento di un potere mediocre...

Lewis Hine
La divisione e l’industrializzazione del lavoro – sia manuale che intellettuale – hanno abbondantemente contribuito all’avvento di un potere mediocre. Il perfezionamento di ogni compito utile a una totalità che sfugge a tutti ha contribuito a rendere “esperti” dei cialtroni sempre pronti a concionare su scampoli di verità, e a ridurre a semplici esecutori i lavoratori, per i quali «l’attività vitale non è nient’altro che l’unico mezzo di sostentamento». Karl Marx lo aveva intuito fin dal 1849: riducendo il lavoro a una forza, poi a un’unità di misura astratta e infine al suo costo (il salario corrispondente a quanto è necessario affinché l’operaio rigeneri la sua forza), il capitale ha reso i lavoratori insensibili al contenuto stesso del lavoro. I mestieri progressivamente vanno perduti.

In: “La mediocrazia”, di Alain Deneault