domenica 26 gennaio 2020

Fëdor Dostoevskij: La vita è vita dappertutto; la vita è dentro noi stessi, e non in ciò che ci circonda all’esterno...

Thomas Edwin Mostyn
La vita è vita dappertutto; la vita è dentro noi stessi, e non in ciò che ci circonda all’esterno. Intorno a me ci saranno sempre degli uomini, ed essere un uomo tra gli uomini e rimanerlo per sempre, in qualsiasi sventura, non abbattersi e non perdersi d’animo, ecco in che cosa sta la vita, e in che cosa consiste il suo compito. Io mi sono reso conto di questo, e questa idea mi è entrata nella carne e nel sangue.

In: “Lettere sulla creatività - Frammento di una lettera al fratello Michail Michajlovič Dostoevskij –Pietroburgo - Fortezza di Pietro e Paolo, 22 dicembre 1849”, di Fëdor Dostoevskij

Johann Wolfgang Goethe: Vi avvicinate ancora, ondeggianti figure apparse in gioventù allo sguardo offuscato...

Montserrat Gudiol
Vi avvicinate ancora, ondeggianti figure apparse in gioventù allo sguardo offuscato. Tenterò questa volta di non farvi svanire? Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori? Voi m'incalzate! E sia, vi lascerò salire accanto a me dal velo di nebbia e di vapori; aleggia intorno a voi un alito incantato che al mio petto dà un fremito di nuova gioventù.

Da: “Faust ( Dedica)”, di Johann Wolfgang Goethe

sabato 25 gennaio 2020

Ernst Jünger: Nessun periodo della nostra giornata è più misterioso dell’attimo che precede immediatamente il sonno...

Kopp Delaney
Nessun periodo della nostra giornata è più misterioso dell’attimo che precede immediatamente il sonno. Esitanti ci addentriamo nel sonno come in una caverna, di cui, dall’entrata, il pallido riflesso del giorno ancora rischiara le prime sinuosità. In un crepuscolo sempre crescente tentiamo di decifrare le forme interne, cadiamo preda di un fascino in cui l’oggetto acquista una forza maggiore dell’occhio che lo osserva, poi, all’improvviso, spuntano immagini luminose come disegni trasparenti, il cui significato recondito è irradiato da una luce nuova e sconosciuta. Quello è l’attimo in cui spesso sussultiamo nel primo sonno come spaventati da un approccio proibito.

Da:” Ludi africani (cap. 28)”, di Ernst Jünger

Ignazio Silone: La maggiore debolezza del sistema democratico nei nostri giorni è, a mio parere, nel suo carattere conservatore...

Andre Kertesz
La maggiore debolezza del sistema democratico nei nostri giorni è, a mio parere, nel suo carattere conservatore. Chi si ferma, mentre la società si muove, è travolto. Vi è una grande differenza tra i democratici dei nostri giorni e i loro avi, i quali si batterono per le libertà popolari, per l’uguaglianza giuridica e politica dei cittadini sulle barricate, nelle guerre civili e nelle guerre d’indipendenza. Questa differenza non dipende dalle doti del carattere individuale. L’uguaglianza politica e giuridica dei cittadini era allora una novità e un ideale. Come tale essa irradiava un fascino che infiammava tutti gli spiriti d’una qualche distinzione, i quali sposavano la causa del popolo e assieme a esso combattevano contro la corte la nobiltà il clero o la dominazione straniera. I democratici di oggi non hanno più un ideale da realizzare.

In: “ La scuola dei dittatori (pag. 49 – parla Tommaso il cinico)”, di Ignazio Silone

Hermann Hesse: Non ci è dato di essere. Noi siamo soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma...

Sandro Luporini
Non ci è dato di essere. Noi siamo
soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma:
al giorno ed alla notte, al duomo e alla caverna,
passiamo oltre, l’ansia di essere ci incalza.

Forma su forma riempiamo senza tregua,
nessuna ci diviene patria, gioia o pena,
sempre siamo in cammino, ospiti sempre,
non c’è campo né aratro per noi, né pane cresce.

E non sappiamo cosa Dio ci serbi,
giuoca con noi, argilla nella mano,
muta e cedevole che non piange o ride,
mille volte impastata e mai bruciata.

Potessimo, una volta, farci pietra, durare!
Questa è la nostra eterna nostalgia,
ma un brivido perdura a raggelarci
e non c’è pace sulla nostra via.

“Lamento” di Hermann Hesse in Poesia

domenica 19 gennaio 2020

Pavel Aleksandrovič Florenskij: Al mistero della natura facevano eco le corde dell'anima...

Alphonse Osbert
Al mistero della natura facevano eco le corde dell'anima, e il loro suono, non avendo alvei pronti a facilitarne il deflusso in immagini universali, sgorgava con pena e dolore, ingorgandosi poi in cerca di un'uscita, di una forma che lo avvolgesse.

In: "Ai miei figli (Pag. 215)", di Pavel Aleksandrovič Florenskij