martedì 29 gennaio 2019

Dino Buzzati: Che strana voce grammaticale la prima persona del tempo futuro...

Dal web
Che strana voce grammaticale la prima persona del tempo futuro. Io farò, io partirò, io conquisterò. Chi fu il pazzo a inventarla? Quell’o accentato finale, che ridicolo, con quella sicurezza di sé. Io comprerò, io costruirò, io scriverò. E se non ce ne fosse il tempo? Non l’ha calcolata, il padre ignoto della lingua, questa tenue possibilità? Più decente l’inglese: I shall do, I will do, c’è una intenzione, una volontà, niente di più, non si intende ipotecare il futuro. Mentre noi! Poveri diavoli, che marciamo con il petto in fuori, gli occhi fissi alle lontananze, e magari a mezzo metro c’è la buca.

Da:" In quel preciso momento", di Dino Buzzati

domenica 27 gennaio 2019

Zygmunt Bauman: La storia è piena di massacri e omicidi di massa commessi nel nome della «unica e sola» verità...

Lee Jeffries
La storia è piena di massacri e omicidi di massa commessi nel nome della «unica e sola» verità (ad essere precisi, l'ultima espressione è un pleonasmo: la verità può solo essere «unica» oppure falsa; per ricorrere all'idea di verità, è necessario che la falsità di ogni altra convinzione sia implicita, mentre «verità» al plurale è una contraddizione in termini). Al contrario, è difficile individuare anche un solo esempio di atto di crudeltà perpetrato in nome della pluralità e della tolleranza.

In: " La Società dell'incertezza", di Zygmunt Bauman

Antonio Gramsci: Questa espressione – «gli umili» – è caratteristica per comprendere l’atteggiamento tradizionale degli intellettuali italiani verso il popolo...

Herbert List
Questa espressione – «gli umili» – è caratteristica per comprendere l’atteggiamento tradizionale degli intellettuali italiani verso il popolo e quindi il significato della «letteratura per gli umili». Non si tratta del rapporto contenuto nell’espressione dostoievschiana di «umiliati e offesi». In Dostojevschij c’è potente il sentimento nazionale-popolare, cioè la coscienza di una missione degli intellettuali verso il popolo, che magari è «oggettivamente» costituito di «umili» ma deve essere liberato da questa «umiltà», trasformato, rigenerato. Nell’intellettuale italiano l’espressione di «umili» indica un rapporto di protezione paterna e padreternale, il sentimento «sufficiente» di una propria indiscussa superiorità, il rapporto come tra due razze, una ritenuta superiore e l’altra inferiore, il rapporto come tra adulto e bambino nella vecchia pedagogia o peggio ancora un rapporto da «società protettrice degli animali», o da esercito della salute anglosassone verso i cannibali della Papuasia.

In: “Quaderni dal Carcere (Q21 §3 Gli «umili»)” di Antonio Gramsci



Pier Paolo Pasolini: L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo...

Pier Paolo Pasolini
L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.

Da: “Vie Nuove (n° 36 - 6 settembre 1962)”, di Pier Paolo Pasolini

sabato 26 gennaio 2019

Friedrich Nietzsche: Dobbiamo qualche volta riposarci di noi guardando a noi laggiù, in basso...

Ruth Orkin
Dobbiamo qualche volta riposarci di noi guardando a noi laggiù, in basso, e ridendo su di noi o piangendo su di noi da una distanza artistica. Dobbiamo scoprire l’eroe e così pure il buffone che si annida nella nostra passione della conoscenza, dobbiamo di tanto in tanto rallegrarci della nostra stoltezza per poter continuare a gioire della nostra saggezza!

Da: “La gaia scienza (Libro secondo –107)”, di Friedrich Nietzsche

Cesare Pavese: Non saprai mai se ciò che hai fatto l'hai voluto...

Edouard Boubat
Non saprai mai se ciò che hai fatto l'hai voluto... Ma certo la libera strada ha qualcosa di umano, di unicamente umano. Nella sua solitudine tortuosa è come l'immagine di quel dolore che ci scava. Un dolore che è come un sollievo, come una pioggia dopo l'afa, silenzioso e tranquillo, pare che sgorghi dalle cose, dal fondo del cuore. Questa stanchezza e questa pace, dopo i clamori del destino, son forse l'unica cosa che è nostra davvero.

Da: Dialoghi con Leucò (La strada – Parla Edipo), di Cesare Pavese

Pavel Aleksandrovič Florenskij: Per nove decimi, se non di più, il contenuto della mia vita interiore sono sempre stati i miei pensieri mai quieti...

Edouard Boubat
Per nove decimi, se non di più, il contenuto della mia vita interiore sono sempre stati i miei pensieri mai quieti, sempre gorgoglianti e accesi, la mia continua eccitazione intellettuale. Il mio pensiero non scorreva sistematicamente, ma mi eccitava e mi sbalordiva in continuazione.

In: "Ai miei figli (Pag. 205)", di Pavel Aleksandrovič Florenskij

Etty Hillesum: Nessuno dovrebbe mai fare di un altro il centro della propria vita...

Ando Fuchs
Nessuno dovrebbe mai fare di un altro il centro della propria vita.

Va sempre tenuto presente. Se ti leghi a qualcuno, questi assorbirà le tue energie con il risultato che tu avrai sempre meno da dargli. Bisognerebbe essere un mondo a sé, con un proprio centro; è da questo centro che si possono poi trasmettere agli altri energie o forze, e così via.

In:” Diario 1941-1942 (QUADERNO I- Lunedì mattina [9 giugno 1941], le nove e mezzo) “, di Etty Hillesum


domenica 20 gennaio 2019

Ishikawa Takuboku: Strette nella roccia ho chiuso le parole...

Giuseppe Pellizza da Volpedo
Strette nella roccia
ho chiuso le parole –
Quanto trattiene
in petto questo cuore
non lo saprà nessuno.
 
Di: Ishikawa Takuboku

Lucio Anneo Seneca: Ci può essere qualcosa di più stolto di chi si vanta del proprio prevedere?

Don Hong-Oai
Ci può essere qualcosa di più stolto di chi si vanta del proprio prevedere? Tali persone non fanno che impegnarsi tremendamente e per meglio vivere spendono la vita nell’organizzarla. I loro pensieri non si volgono che a ordinare il futuro, ma ciò costituisce il massimo spreco che si possa fare dell’esistenza: il continuo rinviarla ci toglie ciascuno dei giorni che via via ci vengono offerti, ci strappa il presente e ci promette cose che appartengono solo al futuro. Il maggior ostacolo al vivere è l’attesa: tutta rivolta al domani, non fa che perdere l’oggi. Ti dai premura di disporre quanto è solo possesso del destino e ti lasci sfuggire ciò che hai in mano. Dove guardi, dove stendi le tue mire? Ciò che dovrà accadere è in balìa dell’incertezza: godi dunque del presente.

In: "De brevitate vitae (IX)", di Lucio Anneo Seneca

Friedrich Nietzsche: Grandezza significa: dare direzione. Nessun fiume è di per sé grande e ricco...

Don Hong-Oai
Grandezza significa: dare direzione. Nessun fiume è di per sé grande e ricco: è il fatto di accogliere e di convogliare in sé tanti affluenti, ciò che lo rende tale. Così avviene con tutte le grandezze dello spirito. Ciò che solo importa è che uno dia la direzione, che poi tanti affluenti dovranno seguire; non che uno sia all’inizio poveramente o riccamente dotato.

Da: "Umano troppo umano (521)", di Friedrich Nietzsche

sabato 19 gennaio 2019

Baruch Spinoza: Poiché dunque è toccato a noi questo raro privilegio, di vivere in una Repubblica...

Sebastião Salgado
Poiché dunque è toccato a noi questo raro privilegio, di vivere in una Repubblica in cui è consentita a ognuno piena libertà di giudizio e la facoltà di onorare Dio secondo il proprio criterio, e dove nulla è stimato più caro e prezioso della libertà, ho ritenuto di non far cosa ingrata o inutile dimostrando che questa libertà non soltanto è compatibile con la pietà e con la pace dello Stato, ma anzi non può essere soppressa senza pregiudizio della stessa pietà e della stessa pace dello Stato.

In: “Trattato teologico-politico (Prefazione)” di Baruch Spinoza

Emily Dickinson: Ha una sua solitudine lo spazio, solitudine il mare e solitudine la morte...

Giuseppe Pellizza da Volpedo
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare
che è un’anima al cospetto di se stessa –
infinità finita.

Emily Dickinson