domenica 24 febbraio 2019

Marcel Proust: non si può cambiare, cioè diventare un'altra persona, continuando nello stesso tempo a obbedire ai sentimenti della persona che non siamo più.

James Craig Annan
[...] non si può cambiare, cioè diventare un'altra persona, continuando nello stesso tempo a obbedire ai sentimenti della persona che non siamo più.

In: "Alla ricerca del tempo perduto (Volume primo, Dalla parte di Swann Pag. 463)", di Marcel Proust

Kahlil Gibran: L’amore ha sempre soggezione della bellezza, eppure è lei che chiama a sé l’amore.

Botticelli
L’amore ha sempre soggezione della bellezza, eppure è lei che chiama a sé l’amore.

Da: “Gesù figlio dell’uomo (Pietro) ”, di Kahlil Gibran

sabato 23 febbraio 2019

Umberto Galimberti: La mimetizzazione dell’intelligenza è la virtù delle persone veramente intelligenti...

Franz von Defregger
La mimetizzazione dell’intelligenza è la virtù delle persone veramente intelligenti, che sanno coniugare la verità con la comprensione della verità, per la quale sono disposti a rinunciare all’esibizione di sé per la cura dell’altro e la comprensione delle modalità con cui l’altro può capire quanto si va dicendo.

Tratto da: “ I miti del nostro tempo” di Umberto Galimberti

Claudio Magris: Il dolore più intenso non è l’infelicità, bensì l’incapacità di tendere alla felicità...

Paul Gauguin
Il dolore più intenso non è l’infelicità, bensì l’incapacità di tendere alla felicità...

Da:” Itaca e oltre”, di Claudio Magris

Antonio Gramsci: Spesso ciò che la gente chiama intelligenza, non è che la facoltà di intendere le verità secondarie a scàpito delle verità fondamentali...

Dal Web
«Spesso ciò che la gente chiama intelligenza, non è che la facoltà di intendere le verità secondarie a scàpito delle verità fondamentali». [...]
Questa intelligenza è chiamata anche «talento» genericamente ed è palese in quella forma di polemica superficiale, dettata dalla vanità di parere indipendenti e di non accettare l’autorità di nessuno, per cui si cerca di contrapporre, come obbiezioni, a una verità fondamentale, tutta una serie di verità parziali e secondarie.

In: “Quaderni dal Carcere (Q6 §15 Nozioni enciclopediche.)” di Antonio Gramsci

domenica 17 febbraio 2019

Lev Tolstoj: Gli era apparso chiaro l’eterno errore che fanno gli uomini immaginandosi la felicità come la realizzazione di un desideri.

Arturo Nathan
Gli era apparso chiaro l’eterno errore che fanno gli uomini immaginandosi la felicità come la realizzazione di un desideri.

Da: “ Anna Karenina (Pag. 683)”, di Lev Tolstoj

sabato 16 febbraio 2019

Albert Camus: Questo cuore stesso, che pure è il mio, resterà sempre per me indefinibile...

Peder Severin Krøyer
Questo cuore stesso, che pure è il mio, resterà sempre per me indefinibile. L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato. Sarò sempre estraneo a me stesso.

Da: ”Il mito di Sisifo (Le muraglie assurde pag. 19-20)”, di Albert Camus

Pier Paolo Pasolini: Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza...

Mario Giacomelli
Ho sempre pensato, come qualsiasi persona normale, che dietro a chi scrive ci debba essere necessità di scrivere, libertà, autenticità, rischio. Pensare che ci debba essere qualcosa di sociale e di ufficiale che «fissi» l'autorevolezza di qualcuno, è un pensiero, appunto aberrante, dovuto evidentemente alla deformazione di chi non sappia più concepire verità al di fuori dell'autorità.
Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla e dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non essere fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io considero del resto degno di ogni più scandalosa ricerca.

Da: “Scritti corsari (6 ottobre 1974 sul «Corriere della sera» col titolo «Chiesa e potere»)“, di Pier Paolo Pasolini

Haruki Murakami: Resto lì a lungo, la mano appoggiata al bordo della finestra, a fissare il punto in cui è sparita...

Cynthia Decker
Resto lì a lungo, la mano appoggiata al bordo della finestra, a fissare il punto in cui è sparita. Magari potrebbe accorgersi di aver dimenticato di dirmi qualcosa, e tornare indietro. Ma non torna. In quel punto rimane solo una specie di cavità invisibile che ha la forma della sua assenza.

In: “Kafka Sulla Spiaggia”, di Haruki Murakami