domenica 8 settembre 2019

Marcel Proust: Ma, nello stesso istante in cui quel sorso frammisto alle briciole del dolce toccò il mio palato, trasalii...

Giorgio Morandi
Ma, nello stesso istante in cui quel sorso frammisto alle briciole del dolce toccò il mio palato, trasalii, attento a qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. Di colpo, m'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, allo stesso modo in cui agisce l'amore, colmandomi di un'essenza preziosa: o meglio, questa essenza non era in me, era me stesso. Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Donde mi era potuta venire questa gioia potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura. Donde veniva? Che significava? Dove afferrarla? Bevo un secondo sorso, in cui non trovo nulla di più che nel primo, un terzo che mi dà un po' meno del secondo. È tempo che mi fermi, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro, la verità che cerco non è in essa, ma in me.


In: "Alla ricerca del tempo perduto (Volume primo ,Dalla parte di Swann Pag. 133)", di Marcel Proust

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