domenica 13 dicembre 2020

Elémire Zolla: Quando le fabbriche imbruttirono i paesaggi e lo spirito che aveva spinto a erigerle contaminò le menti, il lamento dei poeti e dei dotti non commosse nessuno...

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Quando le fabbriche imbruttirono i paesaggi e lo spirito che aveva spinto a erigerle contaminò le menti, il lamento dei poeti e dei dotti non commosse nessuno. Che profitto producono i poeti e i dotti? domandò
l'industriale. Come può essere vero ciò che non rende, che non serve a niente? insisté. […]
Poco importa che l'industriale sia un libero imprenditore o un funzionario statale, la sua mente rimane ugualmente deforme. […] Il tempo libero egli desidera che si ammazzi, anzi crea l'industria della distrazione. Ma che l'uomo contempli, che abbia come fine di contemplare e consideri l'azione un sacrificio, questo per lui è il male. Infatti, l'umanità che tenesse fermo come proprio fine il guardare alle cose con letizia, non saprebbe che farsene di buona parte delle merci che l'industriale osa offrirle. E soprattutto non proverebbe né rispetto né invidia per lui. Non vorrebbe sconciate le campagne e i borghi, rilutterebbe ad abbandonare i campi. Non lavorerebbe più del necessario, non accetterebbe, potendo, lavori vietati alla contemplazione.

Da: “Verità segrete esposte in evidenza (Come scartare illuminismo, romanticismo e avanguardia - L'industriale come malato)”, di Elémire Zolla

 

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