martedì 18 ottobre 2016

Maria Zambrano : Che fare di fronte a quell' immagine che lo specchio all'improvviso mi scaglia contro e che si accorda così poco con quella che io mi sono creato di me stesso?

Antonello da Messina
Che fare di fronte a quell' immagine che lo specchio all'improvviso mi scaglia contro e che si accorda così poco con quella che io mi sono creato di me stesso? Fosse anche soltanto per la sua precisione, è spaventosa. E spaventa perché sta fuori, perché mi guarda, mentre la mia sta dentro di me e sono io a guardarla.
E che fare con il mio stesso essere, quando mi viene incontro? Per il solo fatto di venirmi incontro, mi tratta come un mendicante, come un condannato, o per lo meno come uno ormai dimenticato. E anche come uno sconosciuto. E, la prima cosa che mi sorge nell’ anima è un lamento diretto a me stesso: che ho fatto di me stesso, che mi aggiro là fuori, che sono rimasto qui, immobile e paralizzato? Credo che si tratti solo del passato, e allora il senso di colpa è inevitabile e può annientarmi. Ma succede che, nella figura dell’uomo nascosta nella Sfinge c'è, ebbene sì, un condannato, e c’,è anche , uno sconosciuto: il condannato è colui che ha sofferto così tanto a lungo; lo sconosciuto è colui che reclama un'esistenza, è il futuro.

In: “Persona e Democrazia (pag. 9-10)”di Maria Zambrano

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